Intervista a una Mis …
In questa intervista, Mistress Zelda, dominante italiana dal 2010, ci racconta la sua storia e condivide con noi riflessioni e consigli per vivere al meglio le proprie esperienze BDSM.
La storia di Mistress Zelda
Mi presento, sono Mistress Zelda e la mia storia nel BDSM e nel mondo del fetish è iniziata nel 2010, “casualmente”. L’istinto di dominazione, però, alberga in me da sempre. Nel tempo mi sono costruita un piccolo gruppetto di schiavi e così ho imparato le varie sfaccettature di questo mondo. Ho avuto in tutto cinque schiavi fino al 2017, quando mi sono aperta ai social e ne ho incrementato il numero. Un periodo, invece, ho anche abbandonato il mio ruolo di Mistress per ragioni sentimentali.
Il BDSM è un mondo dove convergono tutte le perversioni, dove sembra che regni il caos, ma disciplina e ordine non sono il caos. Da parte mia, ho sempre rifiutato di avere tanti schiavi per un semplice motivo: in Italia il BDSM viene solo sfruttato e visto sotto un profilo bassissimo. I miei schiavi hanno il massimo rispetto della mia autorità di Mistress: in sessione mi chiamano Miss, Padrona, Dea, Regina e Donna Zelda, appellativi altisonanti che rispecchiano la figura della dominante.
BDSM e sesso: le riflessioni di una Mistress
Una Mistress o un Master devono saper amministrare bene la disciplina. Concedere a uno schiavo (a meno che lo schiavo non rientri nella sfera affettiva) una prestazione sessuale di qualsiasi natura è un vero sbaglio: in questo modo, diamo in premio una parte ambita, il nostro corpo, la punizione smette di avere senso, si diventa delle prostitute e il nostro compito fallisce miseramente.
Una vera Padrona non ha bisogno di esporre il proprio seno o le proprie intimità online. Non esiste per farsi pubblicità. È importante una distinzione netta tra le categorie del mondo BDSM ed è fondamentale che quelle marginali, come la prostituzione, di cui fanno parte le massaggiatrici e le escort, siano trattate dai siti in altre categorie e non unite alla nostra, creando condizioni di disagio a chi pratica veramente questa arte. Un altro dettaglio importante nel BDSM sono gli indumenti, che devono discostarsi sia da quelli degli slave sia da quelli delle prostitute: meno apparenza più sostanza.
Puntualizzo: il vero slave non richiede del sesso alla Mistress in nessun caso. Nelle nostre pratiche di Mistress si predilige il piacere mentale: per questo motivo esistono pratiche che consistono nel mettere una cintura di castità, far indossare la gabbietta e, se nel periodo di restrizione non viene rispettato il divieto, viene applicata una punizione. Questo è un esempio ma che riflette un concetto fondamentale: la disciplina.
Le sessioni di Mistress Zelda
Le mie sessioni le definisco sensoriali. Mi piace molto stupire, in tanti mi definiscono calma e pacata ma nella nostra terra di marca c’è un detto: l’acqua cheta travolge i ponti. Ed è questo il mio punto di forza.
La maleducazione non è dominazione, a meno che non mi venga richiesto di insultare. Non chiamo mai e poi mai verme uno schiavo per un semplice motivo biologico: la specie umana, nel proprio carattere genetico, ha più di questo invertebrato che di scimmia, è pressoché fargli un complimento, non credete?
Incrementare la nostra fantasia, invece, significa che se non ho la frusta prendo il cavetto del telefono, che funziona sempre, o se sto in natura un ramo di una pianta.
Lo slave perfetto
Parliamo di comunicazione: al telefono si vorrebbe che lo slave si mostrasse con garbo ed educazione. Non avviene quasi mai. Il telefono è un mezzo infido e il finto schiavo, animale saprofita, è sempre in agguato ma poi viene subito sgominato. Questi finti schiavi sono impertinenti, sgarbati, pretenziosi e privi di ogni forma di educazione, per non parlare dello loro prese di posizione in riferimento alle sessioni, liste della spesa comprese. La domanda da me detestata è: Mistress, che pratiche predilige? Io rispondo perentoria: Sono affari miei! Non devono entrare nelle mie grazie sfruttando le mie debolezze, mai!
Io nello specifico voglio assolutamente che lo slave, rivolgendosi a me, mi dia del voi, io di conseguenza gli do del lei per mantenere le distanze. Uno slave non è mio fratello o un amico e il tu confidenziale è inappropriato.
Prima della sessione, e sono molto precisa in questo, si concordano i ruoli: le parole di salvataggio o un gesto, se lo slave è imbavagliato. È importante verificare sempre lo stato di salute dello schiavo, considerandone lo stato del cuore e interventi vari, allergie o punti delicati dove non si deve frustare, in prossimità di placche metalliche. Sottolineo: siamo delle dominanti e non delle assassine.
Tutto dipende dalla nostra disciplina: più un dominatore rispetta le regole, più diventa facile imporre la propria autorità. Lo schiavo in sessione deve rispettare gli ordini e le pratiche concordate.
No allo slave mordi e fuggi
Fra i miei slave ci sono persone traumatizzate, uscite da sessioni realizzate da individui inesperti, in massima parte improvvisati; con queste persone, e di questo si tratta, solitamente sono molto attenta e riparto da zero con le pratiche, conducendoli per mano verso il loro percorso perché è questo il nostro lavoro.
Non concordo con lo slave mordi e fuggi dove c’è la ricerca del brivido momentaneo: il percorso con una Miss è lungo. Nel mio ruolo di Padrona valuto sempre lo slave in base a dei parametri psicologici per poi portarli in sessione: per me la mente umana è una fucina inesauribile.
A un neo schiavo consiglio di fare dei percorsi, di non chiudere le porte a sessioni reali, dove si può e si deve esprimere al meglio la condizione di sub, e di creare un rapporto di fiducia con la dominante e procedere per gradi.
Durante le sessioni difficilmente uno Slave si è permesso di mancarmi di rispetto, per telefono, come ribadisco, succede di tutto: dall’individuo che si masturba mentre descrivo brevemente le mie pratiche a continue e ripetute telefonate con soggetti malati. Questa è una mia prima esternazione, nelle prossime spero di approfondire degli argomenti che mi stanno veramente a cuore e che vorrei fossero recepiti con attenzione dagli addetti ai lavori.